Cammino di Santiago, taxi e prenotazioni: i 100 km poco spirituali dei “tourigrinos”
Gli effetti di questo boom sono facilmente immaginabili. Anche perché l’incremento più grande di pellegrini si vede negli ultimi 100 chilometri, da Sarria a Santiago. Il motivo è semplice, basta percorrere questa distanza a piedi (o 200 chilometri in bicicletta), per ottenere la Compostela, il “diploma” che certifica l’avvenuto pellegrinaggio. I conti sono presto fatti. Le due località più gettonate e vicine alla soglia dei 100 chilometri sono Sarria e O’ Cebreiro. Da qui, nel 2013, sono partite rispettivamente 52mila e 11mila persone, che sono circa il 30 per cento del totale dei pellegrini arrivati alla fine del pellegrinaggio. Con inevitabili ripercussioni sul “traffico”.
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Così, a rendere più facili le cose, ci ha pensato anche la politica. La Xunta de Galicia, ente paragonabile alle nostre Regioni, ha creato un’ampia rete di albergue
(ostelli) dove un posto letto costa 6 euro a notte. Tutte le strutture
hanno delle cucine moderne ma nemmeno un utensile. Il motivo è semplice:
il pubblico offre la struttura, ma non i mezzi. Difficilmente chi fa
800 chilometri a piedi mette delle pentole nello zaino e così fa girare
l’economia locale. Così, se per i commercianti si prospettano affari
d’oro, in alta stagione i problemi arrivano per chi decide di fare il
Cammino dall’inizio alla fine.
A confermare questo cambiamento è Luciano Callegari, fondatore di Pellegrinando.it, online dal 2001, e diventato ormai un punto di riferimento per chi si appresta a partire per Santiago. Secondo Callegari il Cammino si sta trasformando rapidamente, a causa dell’incremento costante del turismo. “Gli ultimi 100 chilometri sono un delirio. Ci sono albergue pieni prima di aprire, perché la gente prenota il posto letto il giorno prima. Oppure in quelli della Xunta, dove non si può prenotare, si forma la coda alle 10 del mattino. È un meccanismo perverso perché quest’ansia toglie il senso di libertà del Cammino, per questo consiglio sempre di percorrere la prima parte, o comunque di evitare il mese di agosto e le località più gettonate, dove lo spirito dell’esperienza viene meno”.
Un concetto ribadito anche da padre Leone Tagliaferro, dell’associazione Amici di Santiago, che ha fatto il suo primo nel 1997, trovando “la Galizia diversa dalle altre regioni già quella volta”. “Il problema nell’ultimo tratto – continua – non è la gente, quanto una cultura di massa che affossa i veri valori”. Una deriva che ha portato ripercussioni anche sui prezzi. Nei bar possono essere anche il doppio rispetto alle altre zone del cammino e un posto letto in un albergue privato, che prima della Galizia costa al massimo 8 euro, negli ultimi 150 chilometri parte da 10.
Miriam Giovanzana, autrice della
guida più diffusa: “I numeri stanno aumentando in modo esponenziale. E
la Spagna ha colto la palla al balzo. Investimenti degli enti locali e
supervisione di Madrid”
Che il cammino sia cambiato negli anni lo conferma anche Miriam Giovanzana, autrice dal 1999 della guida Terre di Mezzo, la più diffusa tra gli italiani:
“I numeri stanno aumentando in modo esponenziale. E la Spagna ha colto
la palla al balzo. Tutti hanno investito tanto, anche per migliorare e
mettere in sicurezza il percorso, dai municipi alle Comunità autonome,
in particolare la Galizia, con una supervisione efficiente da Madrid“.
Una lungimiranza che ha portato il Cammino di Santiago a diventare
famoso in tutto il mondo. E che potrebbe avere un concorrente in Italia
con la via Francigena, un pellegrinaggio che non ha
avrebbe nulla da invidiare a quello spagnolo. Ma ha bisogno di
investimenti: risorse economiche e idee.
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