jueves, 17 de enero de 2013

Via Francigena

In Cammino sulle Vie Francigene, intervista a Cristina Menghini

Camminare mi è sempre piaciuto: sulle montagne, nella Natura, in paese... ultimamente ho avuto anche l'occasione di seguire un tratto della Via Francigena nella regione Toscana scoprendo, da un insolito punto di vista, le località di Siena e San Gimignano, le due figlie della strada, ed altri borghi della suggestiva Val d'Orcia. Non sono però di certo un'entusiasta conoscitrice di Cammini e Vie Francigene come Cristina Menghini, una giovane viaggiatrice lombarda che, oltre ad aver percorso l'intera Via Francigena da Canterbury a Roma, è volontaria proprio lungo questa lunga via di collegamento percorsa dal vescovo Sigerico nel 990... Perchè le ho chiamate Vie Francigene? Beh perchè, come poi ci spiegherà meglio Cristina, non c'è un'unica via che collega Canterbury a Roma ma una fitta rete di sentieri e strade secondarie... facciamocelo raccontare meglio direttamente da lei!

Sulle Vie Francigene con Cristina MenghiniCiao Cristina, sappiamo che sei una veterana e volontaria della Via Francigena ma quando è stata la prima volta che ti sei cimentata in questo cammino e perchè hai scelto la Via Francigena? Avevi già fatto altre esperienze di questo genere?

La mia prima esperienza sulla Via Francigena risale all’ estate del 2010. Sono partita da Canterbury il 1 luglio, con tante speranze ed aspettative. Mio padre era mancato da poco ed io sentivo il bisogno di fare qualcosa che mi aiutasse ad uscire da quell’immenso vuoto. E quale cosa migliore che mettersi in Cammino? Avevo già tanta esperienza, avendo già percorso diversi Cammini in tutta Europa ed ero certa che un nuovo Cammino avrebbe fatto al caso mio. Ho scelto la Via Francigena perché era ancora poco conosciuta. Avrei quindi potuto godere di quei momenti di solitudine che ricercavo, ma nello stesso tempo la curiosità di camminare su un itinerario poco frequentato avrebbe tenuto sempre alto l’entusiamo. E poi era la prima volta che camminavo verso casa... l’Italia! E l’idea mi riempiva di energia...

Sei partita da sola o in compagnia e quanto è durato il tuo viaggio?

Sono partita rigorosamente da sola, come ho sempre fatto. Tale condizione permette, a mio parere, di poter vivere ogni esperienza che il Cammino ti offre, senza pressioni da parte di eventuali compagni di viaggio. Sono esperienze comunque diverse, il camminare soli o in compagnia: entrambe meravigliose, ma enormemente diverse. Il mio viaggio è durato 87 giorni, ma fermandomi a volte per un paio di giorni per potermi meglio riposare. Effettivamente ho camminato per 78 giorni.

Per compiere un tracciato così lungo, da Canterbury a Roma sono circa 1600 km, che tipo di allenamento è necessario? Un anno di preparazione, un mese, qualche giorno?

Mi permetto di correggerti: da Canterbury a Roma, a piedi sono poco più di 2000 km e questo perché si cammina su strade secondarie, sterrate o sentieri che spesso allungano di qualche chilometro la tappa rispetto alle strade principali, più dirette ma molto più trafficate e pericolose. L’allenamento è importante, a mio parere, solo se si conduce una vita sedentaria: uno sportivo che pratica attività aerobica in maniera continuativa, non avrà grandi disagi ad affrontare una lunga e tranquilla camminata. Per gli altri invece consiglio un allenamento progressivo basato prima sulla semplice camminata in ambiente esterno e poi aggiungendo il peso dello zaino; ovviamente si comincia con pochi chilometri per poi aumentare… fondamentale è la scelta delle scarpe, da usare subito in allenamento in modo che si ammorbidiscano e diano la possibilità al piede di “respirare”. Mai partire con scarpe nuove! Ma l’allenamento più importante va fatto con la mente, perché nei momenti di eventuale difficoltà e stanchezza, sono la forza di volontà e il coraggio che ti fanno andare avanti, non le gambe…

Qual'è l'incontro più particolare fatto lungo la Via Francigena?

Ogni incontro ha una sua valenza ed una sua storia e per questo lo custodisco nei miei più cari ricordi. Ma ce ne sono un paio che hanno segnato particolarmente il mio Cammino e che sono stati decisivi per le mie attuali scelte di Vita. Il primo con Andrea, che mi ha ospitata nella sua casa ad Aosta. Mentre gli raccontavo le mie “avventure”, mi domanda: “ Ma perché cammini sempre? Hai mai pensato di portare il Cammino a casa tua?”. Una metafora che ha sconvolto il mio punto di vista ma che si è poi rilevata la chiave di tutto ciò che ora sto facendo. Fino a quel momento avevo pensato solo a camminare. Zaino in spalla giravo l’Europa, mi fermavo qualche mese in una città che mi ispirava per guadagnare il minimo che mi serviva e poi ripartivo. Conoscevo luoghi e persone, ma senza dar un senso,almeno apparentemente, a tutto quel movimento. Al momento non ho risposto. Ma ho continuato per tutto il resto del viaggio a pensare a quello che Andrea mi aveva detto. E arrivata su Monte Mario, mentre fissavo con gli occhi lucidi la cupola di San Pietro, mi sono ripromessa che mi sarei dedicata alla Via Francigena e ai suoi pellegrini…avrei portato quindi l’esperienza del Cammino a casa mia… l’Italia! Il secondo incontro è stato invece con Alessandro, anche lui pellegrino grato al Cammino,con il quale ho cominciato questo progetto di promozione della Via Francigena.

C'è stato un istante in cui hai avuto davvero paura magari per un grave imprevisto o pericolo come potrebbe essere l'attacco improvviso di una scimmia in Asia?

Sono partita affidandomi ad una vecchia edizione di una guida inglese, sperando che le mappe fossero comunque abbastanza attuali. Spesso mi è andata bene, altre volte gestivo le diverse situazioni come meglio potevo, chiedendo indicazioni o affidandomi al gps. In Francia un giorno mi trovo davanti ad una recinzione di filo spinato con la scritta “divieto d’accesso”, che ovviamente dalla guida non risultava. La strada davanti a me comunque continuava ed entrava in un bosco. Sarei dovuta tornare indietro di tre chilometri per trovare una strada alternativa, perdendo molto tempo, quindi decido di rischiare e andare avanti, scavalcando a recinzione. Un bosco molto buio e silenzioso per il primo quarto d’ora, fino a che un fruscio nelle foglie e poi un forte sparo mi fanno saltare sul posto. E a raffica tutta una serie di spari!…mi trovavo in una piccola riserva di caccia al cinghiale, proprio durante una battuta! Immaginate il mio spavento e la velocità con cui ho cercato subito una via d’uscita… sono stata un po’ incosciente, lo riconosco! Il cartello era molto chiaro…

Quante ore duravano mediamente le tue giornate di cammino? La sera trovavi sempre un luogo dove fermarti a dormire e ricaricare la tua attrezzatura o viaggiavi con tenda al seguito?

Non ho mai portato con me la tenda, troppo peso! Ho sempre sfidato la sorte sperando di trovare alloggio, e così è stato, a volte con l’aiuto della Provvidenza, altre con l’aiuto del portafoglio. Passavo dal dormire nella canonica di una parrocchia, al campeggio fino ad un hotel a 3 stelle. Ho dormito qualche volta anche a casa di famiglie che accolgono i pellegrini attraverso la parrocchia o il comune. L’idea era quella di spendere poco, vivendo un’esperienza quanto più possibile essenziale, ma non ho mai voluto rischiare di dormir fuori, quindi andavo dove c’era disponibilità... Camminavo almeno una ventina di chilometri e a partire da quel momento ogni posto era buono per fermasi. Quindi da 20 a 40 km al giorno.

Quanti chili trasportavi? Ripensando alla tua esperienza... avresti potuto lasciare a casa qualcosa in più?

Il mio zaino pesava molto, sui 12 kg compresi di acqua e cibo per la giornata. Ho scelto di portarmi dietro un netbook, che con batterie e cavi vari, arrivava a 3 kg.. avrei potuto lasciarlo a casa ovviamente, ma avevo deciso di scrivere un blog “in diretta”, www.globetrotter-life.com, dove ogni giorno postavo foto e riflessioni. E l’affetto che mi hanno trasmesso coloro che mi seguivano, amici ma soprattutto persone che non avevo mai visto, mi ripagava immensamente dello sforzo compiuto. Se non fosse stato per il blog, non avrei mai conosciuto persone come Andrea ed Alessandro.

Qual'è stata l'emozione più ricorrente durante il tuo cammino?

Senz’altro la gratitudine, sia verso il Cammino, per avermi guidato e protetta, che verso le persone che mi hanno sostenuta ed aiutata in ogni passo di questa esperienza. Poi certo: la gioia di respirare momenti di vera libertà e serenità, oltre che rimanere incantata dalla bellezza dei paesaggi

Se potessi usare tre parole per descrivere il tuo viaggio, quali useresti?

Libertà, Vita, Gratitudine

Dopo la prima Via Francigena sei diventata appunto "volontaria", ci racconti un po' della tua esperienza?

Tornata a casa mi sono rivista con Alessandro e insieme ci siamo chiesti in che modo avremmo potuto restituire il Bene ricevuto sui tanti Cammini che avevamo fatto. Abbiamo pensato che il modo migliore fosse quello di promuovere la filosofia del camminare, spingendo le persone a fare quel tipo di esperienza e quindi mettersi in Cammino zaino in spalla. Abbiamo iniziato con il promuovere degli incontri tra pellegrini per raccontare e confrontare le nostre esperienze e diffonderle attraverso convegni ed altri eventi promozionali. Abbiamo quindi pubblicato il sito informativo www.viefrancigene.it dove i pellegrini possono trovare tutte le informazioni utili su come percorrere la Via Francigena e quindi le tappe, le mappe, l’elenco delle accoglienze lungo il percorso, oltre a tutta una serie di altri argomenti e Cammini. Infine abbiamo costituito l’Associazione “Camminando sulla Via Francigena”, attraverso la quale svolgiamo tutta nostra attività di volontariato, che comprende il monitoraggio di alcuni tratti della Via, la manutenzione della segnaletica leggera, l’organizzazione di camminate, eventi promo, caffè letterari e, di incontri tra pellegrini. Il prossimo sarà a Badia Prataglia (AR) dal 1 al 3 febbraio con la partecipazione di 70 pellegrini! Il nostro augurio è quello che sempre più persone possano avvicinarsi all’esperienza del Cammino, certi che possa insegnarci ad affrontare la Vita con maggiore serenità, semplicità, gratitudine e consapevolezza di sè, nonostante tutto…
 
La Via Francigena (o Vie Francigene), lunga più di 2000 km (grazie a Cristina per la precisazione!) è un percorso adatto anche al cicloturismo. Se a piedi si possono percorrere dai 20 ai 40 km al giorno, in bicicletta i chilometri percorribili possibili salgono a 70/80 o anche di più se si ha poco tempo ed un buon allenamento nelle gambe (anche se io preferisco andare piano e godermi il viaggio!). Prossimamente vi parleremo anche di questa alternativa sulle due ruote...

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